Quest’oggi vorrei proporre all’attenzione dei lettori una
pagina di un ottimo romanzo cattolico che sto leggendo in questi giorni, "Il Nemico" di Michael D. O'Brian. È un
romanzo di ambientazione apocalittica che i più di voi sicuramente conosceranno
già. L’autore descrive, con un’immaginazione davvero “fervida”, quelli che
secondo lui saranno “gli ultimi tempi”.
Non voglio rovinarne la lettura a chi
ancora non l’abbia letto, ma devo dire almeno che il protagonista è un
sacerdote carmelitano israeliano, P. Elia, uomo molto spirituale, cui è affidata dal Papa in persona una missione di vitale importanza.
Il Papa, ultimo baluardo della retta dottrina e della verità,
è attaccato dall’interno e dall’esterno della stessa Chiesa. L’autore scrive
nel 1996.
“Elia si sentiva riposato interiormente, e la sua salute
fisica migliorava. Ogni giorno faceva lunghe passeggiate nelle zone più belle
della città e andava spesso in San Pietro a pregare sulla tomba del pescatore
dalla Galilea.
Per il Pescatore della sua generazione, tuttavia, le cose
non stavano andando bene.
La stampa laica era piena di speculazioni sul "Papa
attuale", come lo chiamavano loro. La professionalità dei suoi giornalisti
veniva confermata da un florilegio di editoriali e di articoli scritti in modo
accurato, sotto i quali stava crescendo il disprezzo per il pontefice
"lontano", che stava invecchiando. Correva voce, annunciavano, che
stesse per dimettersi. Fonti affidabili del Vaticano, dicevano ancora, avevano
confermato che stava perdendo alcune delle sue facoltà mentali. Si poteva consentire
che un uomo nelle sue condizioni, un uomo,
in fondo, non importa quanto grande in passato, rimanesse abbarbicato a un
incarico così importante? Aveva passato da tempo l'età della pensione e nella
"nuova chiesa" (con la c minuscola) non era ragionevole ipotizzare
che anche il vescovo di Roma si assoggettasse alle stesse leggi che imponeva ai
suoi fratelli vescovi? Molti buoni amministratori erano stati rimossi dal loro
incarico al raggiungimento dei 75 anni; era ovvio che fossero stati allontanati
per direttissima in base a un tecnicismo del diritto canonico, semplicemente
perché non erano d'accordo con le prese di posizione del Papa. Non era l'ultimo
di una gerarchia in via di estinzione, un autocrate che governava alla vecchia
maniera, ormai incapace di "favorire" il progresso che i padri
conciliari avevano avviato?
La stampa cattolica progressista non era meglio. In effetti,
guidava il branco dei critici. Stranamente, i giornali cattolici eretici
sembravano sempre più moderati nel tono. Dicevano le stesse cose sconcertanti
che avevano sempre detto, ma si esprimevano in termini più sfumati del solito.
Erano diventati modelli di equilibrio. Il numero dei loro abbonati cresceva
costantemente. La gente cominciava a considerarli nuovi moderati; per lo stesso
motivo, i veri moderati erano ora considerati ultraconservatori, e i
conservatori dei sociopatici.
Durante il decennio precedente, numerosi giornali cattolici
fra i più equilibrati erano stati affidati a nuovi direttori. I vescovi,
spaventati dall'aggressività dei dissidenti nelle loro diocesi, e ancora più
preoccupati di essere condannati come preconciliari, avevano fatto alcune
concessioni. Uno dopo l'altro, avevano affidato gli organi di informazione di
opinione cattolici a direttori gradevoli, eloquenti, che si sentivano a disagio
con le concezioni della Chiesa cattolica romana, ma si davano un gran da fare
per mascherarlo”.
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