"Eresia" è una parola oggi passata di moda e “politicamente scorretta”, a motivo di un “aggiornamento del linguaggio” a cui qui abbiamo accennato e che genera solo confusione tra le anime. Attraverso un "revisionismo storico" di stampo illuministico (che ama attribuire alla Chiesa tutti i mali della storia) è stata caricata di significati negativi che noi vogliamo rigettare. A volte, c'è da dirlo, uomini malvagi ne hanno fatto un pretesto per dare sfogo alle loro frustrazioni, ma di essi s'é occupato e si occuperà il Signore. La Chiesa, come Madre e Maestra, tra i suoi compiti ha quello di insegnare la verità e di correggere gli errori: ricordiamo che correggere gli erranti è una delle opere di misericordia spirituale. Personalmente trovo che sia più che mai attuale.
Purtroppo sappiamo bene che se un Pastore dovesse oggi utilizzarla pubblicamente nella migliore delle ipotesi verrebbe “crocifisso mediaticamente”, accusato di intolleranza, di pre-conciliarismo e, nella peggiore delle ipotesi, spedito in qualche campo di “rieducazione ecclesiale”…
Il beato Giobbe è simbolo profetico del Cristo
che doveva venire e insieme del suo corpo; la moglie che lo incitava a
maledire, rappresenta la vita degli uomini carnali, di coloro che conducendo
nella santa Chiesa una vita riprovevole, opprimono con la loro vita i buoni,
tanto più
pesantemente in quanto per la fede sono vicini al loro. Questi falsi cristiani
non possono essere evitati dai fedeli, i quali li sopportano tanto più penosamente in quanto si trovano
a vivere con loro.
I suoi amici, poi, che mentre discutono
inveiscono contro di lui, rappresentano gli eretici, i quali sotto l'apparenza
della discussione esercitano l'arte della seduzione. Essi si rivolgono al beato
Giobbe come se parlassero in nome del Signore, e tuttavia il signore non li
approva, perché
gli eretici, mentre si sforzano di difendere Dio lo offendono. (Prefatio, VI, 14-15)
Gli eretici si distinguono in questo, che
non possono rimanere a lungo nel gradino in cui escono dalla chiesa, ma
accadono ogni giorno più in basso, peggiorandone le loro opinioni, si dividono
in molte sette, e spesso rimangono ancor più divisi da se stessi per la
confusione delle loro discussioni.
(I, III, XXV, 48)
Qualche volta gli eretici infieriscono
contro di noi con supplizi, qualche volta ci perseguitano soltanto con parole,
qualche volta ci lasciano in pace, qualche volta stanno quieti se vedono che
tacciamo: sono amici di quelli che rimangono muti e avversano quelli che
parlano.
Abbiamo degli avversari silenziosi se
trascuriamo di generare con la predicazione i figli della vera fede. Ma se
cominciamo a proclamare la verità, subito, per tutta risposta, ci sentiamo
arrivare da loro grave ingiuria, subito ci si schierano contro e alzano contro
di noi grida di dolore, perché temono che la voce della verità tragga in alto i
cuori che il peso della stoltezza spinge in basso. (I, III, XXVII, 52)
Hanno questo di caratteristico gli eretici,
che mescolano insieme idee buone ed idee cattive, per facilmente ingannare il
sentimento di chi li ascolta. Se dicessero sempre cose errate, ben presto
identificati nella loro posizione errata, non riuscirebbero a convincere di ciò
che vorrebbero. Peraltro, se avessero sempre opinioni giuste non sarebbero
eretici. Ma ricorrendo all'arte dell'inganno in un senso o nell'altro,
camuffando il bene col male ed il male col bene, si nascondono per farsi
accettare. Sono come chi porgendo un bicchiere di veleno, ne asperge l'orlo con
la dolcezza del miele, così uno, gustando al primo contatto ciò che è dolce,
sicuramente assorbe anche ciò che è letale. E così gli eretici mescolano le
cose giuste con quelle errate per attrarre gli uditori ostentando il bene, e
corromperli con la peste nascosta presentando il male. (I, V, XI, 28)
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